mercoledì 13 febbraio 2008

"Adoro mia figlia, ma avrei scelto l'aborto"

Un " bravissimo " medico non è stato in grado di leggere da una ecografiache mia figlia sarebbe nata con una grave malformazione cerebrale. Oggi la mia bimba, poco più di due anni, è persona pluridisabile, invalida al 100%.Frequentando i reparti di neuropsichiatria infantile incontro decine di bambininati prematuri. Sono per lo più ciechi o ipovedenti, come la maggior parte deinati pretermine. Quasi sempre il deficit visivo si accompagna ad altri danni,cerebrali o motori irreversibili.Ho conosciuto famiglie sbriciolate, unioni distrutte, donne sprofondate nelladepressione. Non tutti hanno la forza fisica, gli strumenti psicologici, i mezzieconomici, la cultura che ci vuole per combattere contro la burocrazia, la crudeltà di certi medici e l' inciviltà imperante, la solitudine e la stanchezza, infine, contro se stessi e la propria inadeguatezza. E' per queste persone,soprattutto, che le scrivo. La chiesa, la politica, la medicina smettano di guardarealle donne come a puttane che uccidono i propri figli. L' aborto è una scelta dolorosaper chi la compie, ma è una scelta e va garantita. Anche se mi ha stravolto la vita,io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta. Ma se avessi potuto scegliere, quelgiorno avrei scelto l' aborto terapeutico. Ai medici che vogliono rianimare i fetianche senza il consenso delle madri dico di uscire dai reparti di terapia intensiva,andare a vedere cosa sono diventati quei bambini, a quale eterno presente hanno condannato quelle madri.

Ada D' Adamo ( lettera a Corrado Augias pubblicata sulla Repubblica del 12 Febbraio 2008 ).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io, invece, sto maturando sempre più l'idea che ogni vita vada vissuta. Non reputo le donne che vorrebbero abortire per motivi terapeutici (con tutte le contraddizioni che questa affermazione contiene) allo stesso modo della chiesa, della politica e della medicina (generalizzazioni che mi incutono comunque timore); ma se un'altra donna a me vicina mi riferisse che sta per fare una scelta così drastica, non esiterei a dialogare fino allo spasimo per porgere ancore di salvataggio (io che mi sono trovato in una situazione paradossalmente inversa e che quella scelta invece non ho voluto fare). E non ho la più pallida idea di cosa possa essere il figlio imperfetto di cui parla Ada: sarà imperfetto per gli altri, ma per me rimane la suggestione per cui vale la pena vivere, ... possibilmente più a lungo!