mercoledì 28 novembre 2007

Vespa e ceci

Questa sera su Rai 1 Bruno Vespa ha condotto l'ennesima puntata di Porta a Porta.
In questa puntata si parlava di pasta e ceci, quanto sono buoni i broccoli, e quanto sia nutriente il minestrone.
Davvero molto bello ed interessante, soprattutto nel giorno in cui il signor Pappalardi è stato arrestato per il presunto omicidio dei suoi due figli, Ciccio e Tore, i ragazzini di Gravina di Puglia.

Ha fatto un po' senso sentire parlare gli illustri ospiti invitati di ceci, proprio oggi, e la mia mente è volata alle cinquecento puntate di Porta a Porta dedicate all'omicidio di Cogne, con la buona Franzoni che una volta si dichiara innocente, l'altra volta presenta il libro, l'altra volta pubblicizza l'asilo, l'altra volta affianca il plastico della casa, mancava solo alla puntata sugli interventi di chirurgia estetica o allo speciale sulla vittoria dei Mondiali di calcio. Prossimamente le vedremo al Grande Fratello mentre è in nomination con Mascia.

Il signor Pappalardi da Gravina di Puglia è troppo povero ed ignorante per meritare uno show (ripetuto più volte) su Porta a Porta pur di montare un siparietto in cui si cerca disperatamente di tirarlo fuori dai guai? Oppure non ha abbastanza amici al Vaticano, come invece succede per il padre della Franzoni?

No che mi interessi molto ora, sia chiaro...chiedevo così, tanto per sapere...tralaltro devo prendere nota della ricetta di pasta e ceci...

Vespa, meglio di te solo la Clerici!

mercoledì 21 novembre 2007

Gengis Khan contro il governo Prodi

Durante lo scorso fine settimana, i militanti del partito politico di Forza Italia (o Partito del popolo italiano delle libertà...sigh...) si sono mobilitati in tutta Italia per una raccolta firme per mandare a casa il governo Prodi.
Sarebbero state raccolte 6-7 milioni di firme, addirittura 8 milioni secondo i berlusconiani organizzatori.

Anche qui a Corato, città tipicamente piena zeppa di berlusconiani, sono stati montati gazebo in diverse piazze, con lo stesso intento di raccogliere gli autografi delle persone stanche del buon Professor Mortadella.

Divertente è stato scoprire che, scorrendo i moduli da firmare, erano presenti i nomi di illustri personaggi del mondo passato e presente: da Gengis Khan a L'Uomo Ragno, passando per Diego Armando Maradona e probabilmente Paperino.

Un paio di miei conoscenti sono addirittura riusciti nell'impresa di firmare quei moduli 15 volte. Fatto giustificabile con l'evidente passione che uno ci può mettere nel mandare a casa Prodi & Co.

Ora, capisco che l'attuale governo di centrosinistra non sia tra i migliori mai visti nella storia, capisco che la finanziaria abbia scontentato parecchia gente, capisco che la sicurezza in Italia latita, ma se si è arrivati a far scomodare Gengis Khan, vuol dire che la situazione è realmente preoccupante. Prodi ora ha un avversario davvero potente, e poco importa a Berlusconi se ha perso l'alleanza di Gianfranco Fini: con Gengis Khan al suo fianco, mandare a casa Prodi e tornare al governo non sarà più un'impresa difficile.

E magari si riuscirà ad unificare nuovamente i remoti popoli della fredda Mongolia...

venerdì 16 novembre 2007

Lettera antifascista da Bari

Questa mattina, come facciamo sempre, siamo andati ad aprire la Casbah e con sorpresa, alla quale è seguita rabbia, abbiamo trovato la sarcinesca del Cafè Sociale riempita di manifesti di Azione Giovani, la cassetta delle lettere distrutta, e segni di calci. Oltre ai danni alla sarcinesca, che con enorme fatica economica copriremo, resta in tutte/i noi una paura. Questa notte infatti è stata inoltre disegnata una Croce Celtica sulla Sarcinesca del Circolo del PRC-SE “Primo Maggio”. E accade ancora che nello scorso week end Fiamma Tricolore apra la sua sede e tappezzi la città di manifesti con il Fascio Littorio, e Forza Nuova inauguri un negozio (anzi urban store), e ancora Apulia Skinhead riempia la città di scritte che inneggiano al ventennio, alla violenza, all'autodifesa da una supposta invasione comunista. Molti dirigenti di Azione Universitaria si fregiano di celtiche mentre passeggiano liberamente per l'Università minacciando, come è successo qualche giorno fa con una compagna del Collettivo di Lettere e Filosofia, di rappresaglie rispetto a non si sa cosa, rappresaglie di antichissima e triste memoria. Questa è la cronaca del presente a Bari. Una cronaca che parla solo del Novembre 2007. Ci avviciniamo al 28 Novembre, giornata che riporta alla memoria collettiva quell'episodio terribile del lontano 1977 quando dalla sede del Movimento Sociale uscì una squadraccia fascista per andare a colpire il movimento politico e tramortire le sue reali richieste di cambiamento. Chi pagò per tutto e per tutti fu Benedetto Petrone, 18 anni, operaio comunista della città vecchia. Chi gliela fece pagare lo scelse perchè più lento e debole in quanto claudicante. Nel bene o nel male sono passati trent’anni. Che ognuno si faccia i propri conti, le sue cronologie e le sue ricostruzioni a posteriori. E’ però un fatto indiscutibile che il 29 Novembre di trent’anni fa la Bari antifascista e democratica era per strada a manifestare dolore, rabbia e indignazione per una morte. Colpevoli di voler cambiare il mondo è l’unico elemento che rende possibile una connessione lunga trent’anni. Perchè la politica non sarà bella ma almeno riesce talvolta ad essere edificante. Lo possono testimoniare coloro che hanno vissuto quei fatti e che magari non fanno più militanza ma non si sono lasciati andare, contribuendo secondo diverse attività -comunque tutte necessarie- a cambiare il mondo. E lo possono testimoniare i diciottenni che –trent’anni dopo- vogliono cambiare il mondo facendo attività in una sezione di Partito che porta il nome di Benedetto Petrone. Lo potranno testimoniare tutte/i quelli che quel giorno per un motivo o per l’altro non potevano o non volevano esserci a quell’appuntamento con la storia. Lo potranno testimoniare tutte le nuove generazioni con la consapevolezza –sia chiaro a tutti- di non essere nani sulle spalle dei giganti ma di essere ragazze/i generose/i, sognatrici/tori e attive/i come lo era Benedetto. Proprio per questo le/i Compagne/i della Casbah denunciano un clima che sta montando in città fatto di violenza ed intolleranza ed invitano tutte/i le/i democratiche/i di Bari a partecipare il 28 Novembre alla Manifestazione antifascista in ricordo di Benedetto e a tutte le iniziative che in quella giornata riempiranno di arte, culture, diritti, gioia la città. Per noi è importante, in questo momento come non mai, che la Città capace di svegliarsi il 29 Novembre, dica ancora a trent'anni di distanza ed in modo collettivo, che ripudia il fascismo e la violenza e che continua ancora il presidio democratico, quello per cui un ragazzo trent'anni fa perse la vita.

Nicola

lunedì 12 novembre 2007

Sono un Ultras vivo

Sono distrutto.
Potrei dire che sono delle merde; potrei dire che mi viene voglia di mollare tutto; potrei dire che i media sparano solo stronzate; potrei dire che sembra un "Carlo Giuliani 2", con il solito "caso" che uccide le persone, con la solita pietra o il solito piccione che devia il colpo; potrei dire che una persona seduta in macchina non può, per forza di cose, contemporaneamente portare avanti una rissa; potrei dire che per Raciti è stato fermato un campionato, mentre per un Ultras dobbiamo fermalo Noi; potrei dire tante cose, e buttarci giù fiumi di parole sprecate...

Sprecate perchè il 99% di chi non è Ultras parla per partito preso, con una saccenza estrema, solo perchè ha letto o sentito qualcosa da qualche parte, ma un piede in Curva non ce l'ha mai messo.
Parole sprecate, perchè nessuno è pronto ad ascoltare le parole di chi è considerato a priori come un deviato. Fa molto più effetto, infatti, vedere una vedova (mantenuta dallo stato) che gira per l'Italia dando dei delinquenti a gente che nemmeno conosce.

Oggi è morto Gabriele, un ragazzo che non conoscevo, un ragazzo che sosteneva colori diversi dai miei, un ragazzo che conduceva una vita diversa dalla mia. Una cosa però ci univa: l'amore profondo per i propri colori, per la propria Curva, per il nostro Credo.
Gabriele non c'è più, l'hanno ucciso, l'hanno ammazzato i poliziotti, i giornalisti, la politica, gli interessi economici delle televisioni private e dei dirigenti.

Mi viene voglia di lasciare. Non so se lo farò.
So solo che, forse, è proprio questo quello che vogliono gli assassini di Gabriele.

Quella sciarpa, quella bandiera, quei cori, quei viaggi, quei panini, quel sentimento fantastico, quel Credo che mi porta a cantare "io non lo so perchè non resto a casa"...è questo che vogliono cancellare.

Mi viene voglia di lasciare. Non so se ci riuscirò.
So solo che qualcuno resisterà, o almeno ci proverà.
A loro mi rivolgo, e a loro dico AVANTI ULTRAS!

Gabriele, riposa in pace.