giovedì 23 ottobre 2008

Studenti cattivoni

Perchè quando andava di moda il bullismo tutte le tv catalizzavano l'attenzione sulle scuole e tutti analizzavano l'analizzabile, invece ora che l'attuale governo di centrodestra sta distruggendo la scuola pubblica i media parlano solo di occupazioni, scontri, manifestazioni, e nessuno si domanda perchè diamine gli studenti stanno facendo tutto questo casino?

La verità (e non vi è novità) è che la televisione è nelle mani di una sola persona: Berlusconi.

VENDUTI!

mercoledì 22 ottobre 2008

Facciamo sopravvivere l'unico quotidiano di valore d'Italia

Non è un giornale di partito come Liberazione, non è del PD come l'Unità (se l'avesse saputo Gramsci..), non è un malloppo pieno di pubblicità come Repubblica, non è ambiguo come il Corriere della Sera, non è patetico come il Giornale, non è imbarazzante come Libero...
Vi propongo questo appello de "il Manifesto", affinchè riesca a sopravvivere anche all'ultima liberticida azione del governo Berlusconi.
L'informazione e la cultura non hanno prezzo...

Fateci uscire
Una nuova emergenza bussa alle nostre porte. Ha qualcosa di simile alle tante dei nostri 37 anni di vita, perché sempre di bilanci in rosso si tratta. Ma è molto diversa da tutte le altre che l’hanno preceduta, perché stavolta non si tratta di raccogliere qualche soldo per sopravvivere ma di trovare le risorse per una battaglia di libertà che non riguarda solo noi.
Quello che ci assumiamo e a cui vi chiediamo di partecipare è un compito tutto politico. I tagli ai finanziamenti per l’editoria cooperativa e politica non sono misurabili «solo» in euro, in bilanci che precipitano nel rosso, in giornalisti e poligrafici che rischiano la disoccupazione. Sono lo specchio fedele di una «cultura» politica che, dall’alto di un oligopolio informativo, trasforma i diritti in concessioni, i cittadini in sudditi. Non sarà più lo stato (con le sue leggi) a sostenere giornali, radio, tv che non hanno un padrone né scopi di lucro. Sarà il governo (con i suoi regolamenti) a elargire qualcosa, se qualcosa ci sarà al fondo del bilancio annuale. Il meccanismo «tecnico» di questa controrivoluzione lo abbiamo spiegato tante volte in queste settimane (e continueremo a ricordarlo), ma il senso politico-culturale dell’operazione è una sorta di pulizia etnica dell’informazione, il considerare la comunicazione giornalistica una merce come tante altre. Ed è la filosofia che ha colpito in questi ultimi anni tanti altri beni comuni, dal lavoro all’acqua.
Noi ci batteremo con tutte le nostre forze e pubblicamente contro questa stretta: porteremo questo obiettivo in tutte le manifestazioni dell’autunno appena iniziato, stringeremo la cinghia come abbiamo imparato a fare in 37 anni di vita difficile ma libera, incalzeremo la politica e le istituzioni perché ne va della democrazia, spenderemo l’unico nostro patrimonio, cioè il nostro lavoro, per fornire il supporto giornalistico a questa battaglia di civiltà. E ci apriremo all’esterno ancor di più di quanto abbiamo fatto fino a oggi per raccogliere forze e saperi nuovi e capire come essere più utili a chi si oppone ai poteri che ci vogliono morti.
Faremo tutto questo, come sempre e più di sempre. Ma oggi siamo di nuovo qui a chiedere aiuto ai nostri lettori e a tutti coloro che considerano un bene essenziale il pluralismo e la libertà d’informazione. A chiedervi di sostituire ciò che questo governo ci nega con uno sforzo collettivo. In un panorama politico e culturale disastrato, di fronte alla lunga sconfitta che in un ventennio ha smantellato la stessa idea di «sinistra», non ci rassegneremo alla scomparsa. Perché, a differenza del protagonista di «Buio a mezzogiorno» di Arthur Koestler, non crediamo che «morire in silenzio» sia una lodevole testimonianza finale. Se questo governo e i poteri che rappresenta vogliono chiuderci, noi vogliamo riaprire. Con tutti voi, perché altrimenti è impossibile.

Per maggiori informazioni http://www.ilmanifesto.it/

venerdì 3 ottobre 2008

Una democrazia senza parlamento

da Europa - Titoli di giornali di ieri: “Berlusconi: imporrò i decreti” (la Repubblica). Più soft, una volta si diceva “più gesuitico”, il Corriere: “Berlusconi: farò più decreti”. Poiché non eravamo a Napoli, luogo del pronunciamento, non possiamo giurare su quale dei due verbi abbia usato il premier. Sta di fatto che, nel clima della legge Alfano, cui i costituzionalisti negano il titolo di “lodo” non essendo il ministro di giustizia un’autorità neutrale chiamata a mediare vertenze, un delirio di onnipotenza e di insofferenza per le istituzioni parlamentari e per la costituzione della repubblica sta dilagando nella destra. Mercoledì ne abbiamo avuto tre manifestazioni simultanee: quella appena ricordata del premier a Napoli, l’annuncio di Tremonti che l’indomani sarebbe andato in parlamento a riferire solo sulla legge finanziaria e non sulla crisi mondiale, come chiedevano i deputati; la teoria di Elio Vito, ministro dei rapporti col parlamento, illustrata nel question-time, che la decretazione è un modo di adeguare il processo legislativo al nuovo secolo, che mal sopporta tempi e modi della legiferazione parlamentare. Ma dove hanno letto, costoro, che la nostra democrazia non è più quella codificata nella costituzione e che il governo può strafottersene delle regole scritte e dei rappresentanti del popolo? Il 4 luglio, Europa pubblicò l’appello di 110 docenti dell’Associazione costituzionalisti, presieduta da Alessandro Pace, al capo dello stato, al governo, alle camere, e naturalmente al “popolo sovrano” che la nostra costituzione, non mutata, riconosce appunto unico sovrano e tuttavia nega anche ad esso l’esercizio della sovranità fuori dei modi e dei limiti stabiliti dalla legge. A maggior ragione, fuori di quei limiti e modi non si possono porre i governanti, sulle cui spalle non c’è neanche la forfora della sovranità. Fare le leggi è dunque mestiere del parlamento. Il governo può fare decreti solo in caso di necessità e urgenza. Non ha necessità e urgenza la guerra ai graffiti che Berlusconi ha indicato da Napoli come uno dei prossimi oggetti del suo governare per decreti. Ma oltre ai requisiti di necessità e urgenza, i decreti debbono essere “puntuali e omogenei”, cioè riguardare una singola materia, come impone la legge 400 del 1988 sui poteri della presidenza del consiglio. Invece non lo sono più da quando i loro testi sono diventati vere e proprie lenzuolate, nelle quali ci sono non una ma dieci, quindici materie: una , forse, con caratteri di necessità e urgenza, le altre come Dio vuole. Prassi fraudolenta, il capo dello stato talvolta obbietta, altre volte concede l’autorizzazione, che il cavaliere nella sua cultura brianzola chiama il “visto”. La frode si moltiplica quando la lenzuolata, autorizzata dal Quirinale per evitare la guerra perpetua col governo, viene inzeppata di emendamenti in parlamento e quindi diventa una cosa diversa da quella “vistata” cioè autorizata dal capo dello stato. E’ una vera e propria prassi di rapina nei confronti del presidente della repubblica e del parlamento. Il presidente della camera Fini ha formalmente protestato contro questa legiferazione per decreti. Dall’inizio del governo Berlusconi, deputati e senatori si sono limitari a convertire in leggi i decreti del governo. Per di più prendendosi lo sberleffo di Vito.
Il quale, per negare questa mortificante realtà, rinfacciava all’aula di Montecitorio che i parlamentari hanno votato anche la ratifica di non so quale trattato internazionale. Hai detto un prospero.Siamo grati a Fini della protesta, altrettanto ci aspettiamo da Schifani, che sovrintende all’altro ramo del parlamento. E ci aspettiamo anche che dicano la cosa essenziale: poiché Berlusconi lamenta l’inadeguatezza dei suoi poteri di premier e la farraginosità dei regolamenti parlamentari – le due cause della lentezza del processo legislativo – camera e senato, dove la maggioranza ha numeri sovrabbondanti, procedano subito ad adeguare la legge 400 sui poteri del presidente del consiglio e a snellire radicalmente i regolamenti parlamentari. Il governo potrà così governare con la velocità della Tav, come piacerebbe a Berlusconi e non solo a lui.
Di più, la legge 400 sui poteri della presidenza del consiglio potrebbe essere trasformata da legge ordinaria a norma costituzionale: aggiungendo così ai requisiti di necessità e urgenza, già scritti in costituzione, quelli di puntualità e omogeneità, scritti nella legge e snobbati dalle lenzuolate. Sarebbe la strada semplice e corretta per restare nella democrazia parlamentare. Che altrimenti, anche senza evocare Putin o Videla, vedrebbe giorno dopo giorno le sue istituzioni (e la libertà dei cittadini) ridursi come le anime dantesche, “ombre vane fuor che nell’aspetto”.


di Federico Orlando

http://www.articolo21.info/7451/notizia/una-democrazia-senza-parlamento.html

lunedì 28 luglio 2008

Commercio equo e solidale a Corato

Comunico a quanti non lo sapessero, e lo ricordo a quanti l'hanno già saputo, che a Corato è stata finalmente inaugurata una bottega per il commercio equo e solidale: I Colori del Mondo.
Riporto in seguito un articolo comparso sul sito internet dell'associazione della bottega (http://www.icoloridelmondo.it/) che presenta l'apertura coratina. Ogni altra parola sarebbe superflua, e poi devo andare a sorseggiare un buon caffè del Chiapas...

Dopo la felicissima avventura in Bari, eccoci qui nel centro di un paese che ha tanto da meritare, ma che per molto tempo ha offerto lieta e sincera ospitalità a chi vi entrava in punta di piedi. Ed il nostro Grazie parte con tutto il cuore ed è indirizzato a tutti coloro i quali vorranno condividere con noi questa gioia e far parte della nostra sempre più grande e disponibile famiglia.
Oggi, il consumo critico sta diventando sempre più oggetto di ricerca ed attenzione. Non è facile comprendere le finalità di un progetto, il Commercio Equo e Solidale, che vanta in Europa già decenni di affermazione. Ma la nostra presenza qui non vuol essere solo una testimonianza dell'esistenza di verità, di etica, di sussistenza umanitaria, ma principalmente vorremmo poterVi prendere per mano e guidarVi con attenzione e discrezione in un percorso in cui scoprirete un nuovo modo di approccio al commercio, inteso così come lo era fin dagli albori.
Il Commerciante, colui che affrontava i mari più impervi e le terre più lontane per portare nella sua bottega le novità dal mondo. Un mondo ancora tutto da scoprire, un mondo che rappresentava mistero ed al tempo stesso fascino per l'ignoto. Ed era nei profumi delle spezie, nelle fragranze acerbe ma tanto stuzzicanti dei caffè sudamericani e dei the orientali che si scopriva una nuova cultura e nuovi modi di vivere.
E così, ancora oggi, in Bottega, potrai inalare tutti questi profumi e soprenderti con le artigianalità più curiose e colorate. Riscoprirai il gusto dell'"imperfezione", segno di manualità certa e genuina. Ti stupirai per gli assortimenti. Ma di una cosa sarai certo e rassicurato: ogni cosa, in Bottega, è segno di vero lavoro, di sicura ricercatezza di dettagli atti a garantire una produzione biologica, nel pieno rispetto della natura e dei diritti di chi vi lavora. Dietro la "semplice" filiera vi sono persone che lavorano per la sussistenza di quelle realtà che diversamente non avrebbero spazio e visibilità in un circuito commerciale che fagocita inesorabilmente chi non si adegua a regole e sistemi dettati dalle multinazionali.
E così, acquistare in Bottega Vi renderà sicuramente felici, perché avrete donato una parte del vostro risparmio, nonché del vostro cuore a chi lo custodirà per sempre nel suo. E ve ne sarà grato per tutta la vita.
Non sarete acquirenti, né consumatori, ma autori della crescita economica e sociale di chi inevitabilmente adotterete con il vostro gesto.
Vi aspetto tutti e Vi ringrazio anticipatamente.
Il Presidente

venerdì 9 maggio 2008

In ricordo di Impastato

09/05/1978 - 09/05/2008

Per non dimenticare il sacrificio del giovane Peppino Impastato, compagno barbaramente ucciso dalla mafia che lui ha sempre combattuto con l'arma delle parole.

Per non dimenticare che la mafia è solo una montagna di merda.

Per ricordarci che la mafia non deve essere un'ombra oscura con cui convivere, ma un tumore da debellare.

Per urlare al mondo che
PEPPINO E' VIVO E LOTTA INSIEME A NOI!

mercoledì 30 aprile 2008

"Ridiventa Straccio" (intervento post-elettorale)

Periodo di riflessione finito. Perchè era ed è necessario riflettere, prima di spendere due parole sulla disfatta della sinistra nell'ultima tornata elettorale.
Arrivo al dunque: la sinistra è stata sconfitta ovunque, a livello nazionale così come a livello locale, e il peggio si è raggiunto con l'esclusione de La Sinistra L'Arcobaleno dal Parlamento. Una situazione tragica, nel momento in cui si continua a morire sul lavoro, e si continua a non-vivere a causa del dilagante precariato. E mentre nasce un governo di destra con le assolute priorità di spaccare l'Italia con il federalismo e di rincorrere gli immigrati con i manganelli, l'unica opposizione (se così vogliamo chiamarla) che si prospetta è quella dell'amicone bonaccione "Ualter" Veltroni. Il nulla, praticamente.
E a tutto questo schifo, si aggiunge il fallimento della sinistra, colpevole di aver perso il suo ruolo, di essersi elevata, come dice qualcuno, a "partito degli universitari e dei filosofi", dimenticando le proprie origini e la propria gente.
Non ci sono troppe parole per esprimere il senso di sconforto che io, da comunista, sto vivendo. O ce ne sarebbero troppe che vorrei spendere per dilungarmi nell'analisi del voto, ma a cosa servirebbe?
Credo che quando si perde, bisogna prendersi un periodo di riflessione, fare mea culpa, capire l'intoppo, e ripartire.
Bossi dice che ha trecentomila uomini pronti per gli scontri e i fucili caldi: Compagni, noi siamo milioni, riappropiamoci dei nostri spazi, dei nostri ideali, delle nostre lotte, e facciamo vedere a questi quattro buffoni chi e cosa siamo. Se è vero che il mondo ha ancora bisogno di gente di sinistra, è questo il momento di dimostrarlo. Magari lasciando qualche sala convegni, e riprendendoci le strade e le piazze.

Prima di concludere, spendo una parola di ringraziamento per chi mi ha dato fiducia alle elezioni comunali: un piccolo successo e una soddisfazione personale che, nella disfatta generale, mi incentiva a proseguire nel mio convinto cammino politico. Finchè ci saremo, ci faremo sentire...

Concludo lasciando i versi di una poesia (perchè mi piace strafare), che esprimono meglio di ogni altra parola quello che è il mio sentimento e il mio pensiero. Si tratta di una poesia di Pasolini, mai così attuale.

"Alla Bandiera Rossa"

Per chi conosce solo il tuo colore,
bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui
esista:
chi era coperto di croste è coperto di
piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese
africano,
l'analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore,
bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi
sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e
operaie,
ridiventa straccio, e il più povero ti
sventoli.

(Pier Paolo Pasolini)

venerdì 4 aprile 2008

Mi candido!

In un tempo in cui Berlusconi invita le lavoratrici precarie a sposare Pier Silvio, in un tempo in cui la Santanchè vorrebbe prendere a calci nel culo gli immigrati, in un tempo in cui anche l’Inter può vincere lo scudetto, il sottoscritto Diaferia Pierluigi ha deciso di candidarsi per le elezioni comunali nelle liste de La Sinistra L’Arcobaleno.

Ho deciso dunque di mettermi a disposizione del partito, con il mio entusiasmo e la mia passione, per cercare di portare qualcosa di nuovo nel “palazzo”.
A parte tutto, non ho la presunzione di pronosticare una mia vittoria (figuriamoci), ma è a mio avviso importante cercare di ottenere più consensi possibili per rendere più “pesante” la parola e il pensiero di un giovane all’interno della stravecchia politica cittadina. E credo che in un comune dove governa un sindaco che ha 40 anni di “lavoro dietro le quinte”, sia necessario svecchiare un po’.

Ho avuto l’onore, in queste prime settimane di campagna elettorale, di essere stato chiamato dal partito de La Sinistra L’Arcobaleno a rappresentare i giovani candidati per mezzo di interviste e dibattiti, con il culmine raggiunto con la partecipazione ad un programma televisivo di un’emittente locale, gettando le basi alla mia futura carriera come attore di Beautiful.

Non perderò tempo in questo luogo per fare propaganda, ad illustrare programmi e cose simili. Ho già detto abbastanza in tv, alla stampa e (soprattutto) per strada. Perché ero e sono convinto che la vera discussione politica è quella che si fa per strada, discutendo anche con una birra in mano, guardandosi in faccia e parlando tra la gente. E poi sarebbe squallido scrivere “farò quello, quello e quello”, ed obiettivamente passerebbe anche come una presa per il culo, pardon per il francesismo. E’ ovvio poi che gli interessi di un giovane di sinistra siano rivolti alle politiche giovanili, alla cultura, allo sport, al sociale e all’ambiente. Ma mi fermo qui, senza andare oltre.

L’intento di questo post è quello di informare i lettori del blog della mia candidatura. Magari qualcuno che mi segue condivide in parte quello che scrivo, e decide di appoggiarmi. Magari c’è qualcuno che si è indignato come me dopo la conferenza della Carlucci contro gli omosessuali, che è fortemente anti-fascista e che è allergico alla mafia, magari c’è qualcuno che crede negli ideali puliti di un ragazzo di Sinistra, che quando indossa la kefiah ne dà valore e peso.

Non ho la faccia di culo di andare a bussare porta per porta per ottenere voti, non ho soldi da investire e posti di lavoro da scambiare, non sono così idiota da andare in giro a spalare merda sulla faccia della gente pur di apparire più lodevole e meritevole di voto rispetto ad altri, non ho interessi da tutelare e non ho potenti uomini alle mie spalle a manovrare le mie mosse. Non vivo per trionfare, per guardarmi poi allo specchio dicendo "Quanto so' bbbravo, quanto so' bbbello, ho preso quattro voti in più a quel puzzone". Quella è altra gente.

Io sono qui a mettermi a disposizione, a condividere le mie idee e la mia voglia di crescere e far crescere bene la città. C’è qualcuno che già mi sostiene, ed è questo quello che maggiormente mi rende soddisfatto. C’è chi ricorda i tempi del Liceo, chi le esperienze nel collettivo universitario, chi le varie manifestazioni, chi gli scambi di opinione per strada, chi la condivisione di esperienze di volontariato, chi semplicemente momenti vissuti da amici.
E’ alla gente che mi conosce in questo modo che mi rivolgo, restando lo stesso Pigi di sempre, senza “abbellirmi” con ridicoli abiti e look abbastanza retrò, senza voltare le spalle alla gente per spirito di competizione o ricordandomi di qualcuno solo quando serve il voto.


Io ci provo, mi metto in discussione, e vado a giocarmela…

Tanto il mio ruolo continuerà ad essere quello del rompipalle :)

Dove sta la fregatura?
Dovete beccarvi il mio santino...

lunedì 10 marzo 2008

Quei fascisti della Libertà

ROMA - "Mai rinnegato il fascismo". Diventa un caso la candidatura di Giuseppe Ciarrapico nel Pdl. L'imprenditore, in un'intervista a Repubblica, non ha nascosto le sue note simpatie per Mussolini. Parole che hanno provocato dure reazioni, nel Pd ma anche nel Pdl. Pesante quella di Gianfranco Fini, a cui Ciarrapico aveva rivolto sprezzanti critiche: "Ho già detto quello che dovevo dire a suo tempo (un riferimento indiretto a quando il leader di An definì il fascismo "il male assoluto", ndr)", per poi scaricare la scelta su Forza Italia: "Fosse dipeso da noi...". E dura è anche la reazione di Fiamma Nierenstein: "Ho visto il coraggio di Fini che andava a chiedere scusa a Gerusalemme, ma io sono antifascista e non sono compatibile con nessuno che non dica di rinnegare il fascismo". [...]
(http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/politica/verso-elezioni-9/reazioni-ciarrapico/reazioni-ciarrapico.html)

[...]
"Il fascismo mi ha dato sofferenze e gioie. Mai rinnegato, mai confuso, mai intorpidita la mente da pensieri sconclusionati e antistorici".

"Con Berlusconi l'amicizia è di antica data. E il suo ingegno è davvero raro. Sabato al Palalido di Milano ho conosciuto la potenza di questo movimento".

A proposito di peso: perché appesantisce le pareti delle redazioni dei suoi giornali con le foto del Duce? "Bellissimo".

"L'ultima volta che sono stato a Predappio era, mi pare, ottobre. Sedicimila persone".

"Come si disse: governare gli italiani non è faticoso. E' totalmente inutile".
[...]
(http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/politica/verso-elezioni-9/ciarrapico-fascista/ciarrapico-fascista.html)

Il signore che ha rilasciato queste splendide dichiarazioni si chiama Giuseppe Ciarrapico, imprenditore, dichiarato, orgoglioso e aggiungerei anche PERICOLOSO, fascista.
E' uno degli ultimi candidati nelle file del berlusconiano Popolo delle Libertà nella corsa per un posto nel Senato della Repubblica. Per favore, non infanghiamo ulteriormente quelle sacre poltrone!
Che dire, bisogna stare attenti a non riconsegnare la nazione nelle mani dei fascisti.
Altro che moderati...

venerdì 22 febbraio 2008

Il pastrocchio

Ed eccoci nuovamente al pastrocchio delle elezioni politiche.
Il governo Prodi ha tenuto per due anni, poi ha pensato bene di tornare a casa. Ma che agonìa! E il morale mi cade sotto i piedi se penso a quello che sta accadendo agli schieramenti politici: sono diventati tutti ottimi atleti, quindi corrono, corrono, corrono…ma lo fanno da soli. Questa è la moda del 2008, correre in solitudine. Ma dove diavolo scappano tutti?
A destra, Storace corre da solo, Casini corre da solo, una miriade di altri partitini corre da sola, e il povero Berlusconi è a capo di una coalizione neo-fascista con il secessionista Bossi (coloratissimo personaggio dei fumetti nordici) e il coerente Fini (quello che fino a un mese fa mandava letteralmente a cacare il Berlusca e ora ha cambiato idea).
Ma, onore al vincitore, il primo a decidere di correre da solo è stato Walter Veltroni, “giovane volto nuovo di una politica che vuole cambiare”, democraticamente eletto in maniera democratica dal Partito Democratico, ex comunista che per poco non rinnegava anche sua madre, autore del clamoroso autogol che ha dato la definitiva spallata al mortadellone Prodi. Il simpatico Walter un bel giorno ha avuto il colpo di genio, e ancora ubriaco dopo i lunghissimi festeggiamenti del post-primarie del PD, ha dichiarato in maniera euforica:”Il Partito Democratico correrà da solo!”. E’ la catastrofe! Tempo due giorni ed esplode il già traballante governo di (tanto) Centro e (poca) Sinistra. Mastella si fa cogliere da una crisi di panico e lascia la maggioranza (incassando l’assurda solidarietà di tutto il parlamento per la questione della moglie indagata! Altrove l’avrebbero preso a calci…), Dini si volatilizza e dichiara di voler lasciare la coalizione, i senatori di Alleanza Nazionale escono a comprare la mortadella e lo spumante, i senatori dell’Udeur si sputacchiano a vicenda…insomma, sto parlando del Delirio allo stato puro! E questo perché un paio d’anni fa faceva scalpore la presenza di Vladimir Luxuria alla Camera!
Insomma, il furbissimo Walter (che pochi giorni prima aveva risollevato Berlusconi dalla crisi che lo stesso leader del Centro Destra stava vivendo con il camerata Fini), con l’aiuto di Mastella e Dini, ha letteralmente sgambettato il buon Prodi (che ha urlato eroicamente “Banzaiii” mentre chiedeva la fiducia al senato).
Il tutto mentre i soliti sfigati Comunisti (troppo onesti per stare al governo) avevano sacrificato il Compagno Turigliatto perché si era rifiutato (con molte ragioni) di votare la finanziaria. Vai a vedere che i soliti “estremisti-comunisti-terroristi-omosessuali-zeccosi-puzzosi”,nonostante tutte le batoste prese durante il governo di Prodi, erano gli unici che ci tenevano a tenere unito il CentroSinistra! Quindi, mentre il governo cedeva ai soliti ricatti provenienti dal Vaticano, da Mastella, dai cattolici della Margherita, e dai “soliti loschi personaggi”, Rifondazione Comunista (con Verdi e Comunisti Italiani) si vedeva respingere al mittente le proposte per i Pacs, il ritiro dall’Afghanistan, i tagli delle spese militari (aumentate durante l’ultimo governo), ed altre belle cose… E non solo: il “caso” ha voluto anche che il governo cadesse proprio quando si parlava del rinnovo dei contratti dei metalmeccanici. Cose “troppo di sinistra” per essere trattate da certa gente…

In tutto questo casino, è inutile dire che io voterò per il progetto della Sinistra Arcobaleno, nuova formazione che riunisce sotto un unico tetto Rifondazione Comunista, Verdi, Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Dunque mando al diavolo la presunzione di Berlusconi e Veltroni che si elevano ad unici e incontrastati signori della politica italiana, con le loro stupide teorie sul “voto utile”. Ogni voto è utile, amici miei!

Quindi mentre Berlusconi e Fini giocano a briscola, e mentre Veltroni viaggia in giro per l’Italia con il suo pullman (ostentando un “berlusconismo” innato), io chiudo qui questo mio personalissimo panorama sulla politica italiana.

Alla prossima, e che Bruno Vespa sia con voi!

Pigi.

mercoledì 13 febbraio 2008

"Adoro mia figlia, ma avrei scelto l'aborto"

Un " bravissimo " medico non è stato in grado di leggere da una ecografiache mia figlia sarebbe nata con una grave malformazione cerebrale. Oggi la mia bimba, poco più di due anni, è persona pluridisabile, invalida al 100%.Frequentando i reparti di neuropsichiatria infantile incontro decine di bambininati prematuri. Sono per lo più ciechi o ipovedenti, come la maggior parte deinati pretermine. Quasi sempre il deficit visivo si accompagna ad altri danni,cerebrali o motori irreversibili.Ho conosciuto famiglie sbriciolate, unioni distrutte, donne sprofondate nelladepressione. Non tutti hanno la forza fisica, gli strumenti psicologici, i mezzieconomici, la cultura che ci vuole per combattere contro la burocrazia, la crudeltà di certi medici e l' inciviltà imperante, la solitudine e la stanchezza, infine, contro se stessi e la propria inadeguatezza. E' per queste persone,soprattutto, che le scrivo. La chiesa, la politica, la medicina smettano di guardarealle donne come a puttane che uccidono i propri figli. L' aborto è una scelta dolorosaper chi la compie, ma è una scelta e va garantita. Anche se mi ha stravolto la vita,io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta. Ma se avessi potuto scegliere, quelgiorno avrei scelto l' aborto terapeutico. Ai medici che vogliono rianimare i fetianche senza il consenso delle madri dico di uscire dai reparti di terapia intensiva,andare a vedere cosa sono diventati quei bambini, a quale eterno presente hanno condannato quelle madri.

Ada D' Adamo ( lettera a Corrado Augias pubblicata sulla Repubblica del 12 Febbraio 2008 ).

mercoledì 23 gennaio 2008

A ciascuno il suo cinema

Per ulteriori informazioni sul cineforum, sul prezzo dei biglietti o per ottenere il vantaggioso abbonamento
www.vitactiva.org
e-mail: vitactiva@hotmail.it
Potete anche contattarmi su msn: mohan_amniotico@hotmail.com

Dalla caccia al Terrone alla caccia al Rumeno

Riporto un interessante articolo tratto dal sito (che ho scoperto stamattina) dei Comunisti Anarchici, www.fdca.it

Qualche decennio fa bastava essere "terrone" per essere considerato mafioso, violento ed inferiore alla pura razza del Nord Italia; se rintracciati "fuoriluogo", per esempio in cerca di lavoro al Nord e in difficoltà di trovare lavoro e alloggio, si veniva rispediti al paese natale con foglio di via.
Oggi molti dei figli, dei nipoti di quei terroni che ce l'hanno fatta a trovare lavoro al Nord hanno dimenticato grazie al meccanismo di oblio imposto dai poteri tutto questo e sono pronti a rifarsela con gli ultimi arrivati, soprattutto se provenienti dai paesi dell'Est, anche se molti/e di questi paesi fanno parte della stessa Comunità europea. Più crescono le difficoltà di arrivare a fine mese, più c'è il rischio che la gente cominci a ragionare sulle fortissime disuguaglianze economiche e sociali, più aumenta il bisogno di un capro espiatorio.
Ogni volta che c'è una crisi economica strisciante e che larghi strati della popolazione soffrono disagi economici e sociali spunta fuori un nuovo gruppo di terroni causa di tutti i guai. Fini & Co. soffiano naturalmente sul fuoco di questa situazione, d'altra parte restano fascisti e quindi il razzismo che è alla base della loro ideologia spunta fuori anche dalle camicie bianche e dai doppiopetti con i quali si presentano.
Ben più grave, ma perfettamente inserito nell'attuale quadro politico di inseguimento a destra del più becero senso comune, che per un pacchetto di voti da strappare a destra, ancora più a destra, se una donna viene assalita da un rumeno, è in fin di vita, immediatamente si proceda con un decreto che riguarda la possibile espulsione di tutti i rumeni, si abbattano le baracche in cui vivevano gruppi di individui al limite della sopravvivenza, si legittimino ronde e pestaggi. Così, con misure tanto demagogiche quanto inefficaci, si fa finta di aver risolto tutti i problemi, dall'aggressività di gruppi di emarginati che danno noia ai semafori alla povertà troppo visibile, in parallelo con quello che tanti bravi sindaci stanno facendo in giro per l'Italia: spazzare l'immondizia sotto il tappeto. E pazienza se si è barato sulle cifre per costruire l'emergenza.
E questo fa ancora più rabbia pensando alle tante donne barbaramente uccise, anche solo in questi ultimi mesi, da uomini, mariti o fidanzati, per cui si parla di un generico raptus di follia, e che non sembrano meritare altrettanto dolore, altrettanta rabbia, altrettanta determinazione a far si che non succeda più. Vittime di serie B perché uccise all'interno della famiglia, da cui magari cercavano di scappare, e non da un balordo che può essere utilizzato come comodo capro espiatorio, per nascondere il sempre maggiore impoverimento, l'inesistenza di politiche sociali di accoglienza e di sostegno, di politiche per la casa, lo smantellamento dei servizi pubblici e sociali, l'abdicare della politica a governare la società con qualcosa di diverso che la sola forza bruta, il cedere di tanta società civile alle semplicistiche equazioni straniero=criminale. E dei fascisti che hanno aggredito i rumeni nella stessa zona che facciamo: li espelliamo dall'Italia e dalla comunità europea e li facciamo diventare apolidi o li consideriamo salvatori dell'italica patria?
Il guaio è che il trucco del "dagli all'untore" è destinato ai lavoratori/lavoratrici che avrebbero ben altri interessi. Quanti problemi reali sono nascosti dietro il problema della sicurezza, per volontà dei governi di asfaltare la società in un unico gregge silenzioso e penitente? Aumento del costo della vita, contratti non rispettati, precarizzazione sempre più avanzata, servizi sempre più privatizzati e costosi e sempre meno efficienti, crescente indebitamento per tutti, con conseguente aumento della ricattabilità e del controllo sociale. E della paura. Del domani. Dello scippatore. Del diverso.
Allora diciamo chiaramente che città più sicure sono città meno povere, in cui si trovano i soldi per dare una casa a chi non ce l'ha, dove investire in cultura significa mediazione culturale e inserimento scolastico prima che notti bianche e passerelle di star, dove nessuno è clandestino e quindi tutti possono lavorare in regola e non essere così ricattabili, dove la sopraffazione non è una catena senza fine che alla fine uccide i più deboli, di solito le donne.
Non quelle in cui si scacciano i bambini da un ricovero di cartone per paura dello straniero.
Ma per avere città come quelle che vogliamo, e non come quelle che stanno costruendo per noi, bisogna riprendere con più vigore la lotta di classe, fare in modo che le disuguaglianze diminuiscano, che la solidarietà fra donne e uomini di qualsiasi nazionalità riprenda con forza, riportando all'attenzione di tutti i limiti di questa società nella quale cresce sempre più la ricchezza di pochi e lo sfruttamento di molti e dove la violenza contro le donne ne fa da padrone.